sabato 20 marzo 2010

Tapulone con polenta


La ricetta del "Tapulone" (Tapulòn nel dialetto locale) è una delle piu' antiche di tutto il territorio compreso tra Novara e il Cusio poiché risale al XII secolo.
Il Tapulone è ancora oggi il simbolo di Borgomanero e, anche se l'originale carne d'asino è sostituita sempre piu' spesso con quella più tenera di manzo, il piatto continua ad essere preparato cuocendo la carne macinata sul soffritto di olio e burro profumato con rosmarino, lauro e aglio a fuoco lento con un battuto di lardo, verze ed erbe aromatiche annaffiate con del buono vino rosso locale.
Il termine "Tapulòn" deriva dal fatto che le carni del passato essendo dure (causa di ciò il lavoro delle bestioline nei campi) erano da "tapulà" cioè da triturare con coltello e "taplon" era l'asse di legno su cui venivano sminuzzate le carni.

Ecco la ricetta:
Ingredienti per 6 persone:
800 gr. di carne di manzo macinata
500 gr. di cavolo verza (meglio se raccolto dopo una brinata)
50 gr. di lardo pestato
50 gr. di burro
2 scalogni
3 foglie d'alloro
un rametto di rosmarino
2 bicchieri di vino rosso
brodo di carne
sale e pepe

Laviamo il cavolo sotto un getto di acqua corrente e lo tritiamo grossolanamente.
In una casseruola facciamo rosolare gli scalogni e il lardo ben pestato. Aggiungiamo il rosmarino e l'alloro.


Facciamo insaporire poi versiamo il cavolo e lasciamo appassire per una decina di minuti.


Caliamo la carne macinata insaporita con sale e pepe, mescoliamo più volte e lasciamo cuocere per alcuni minuti.


Mescoliamo bene ...mischiando la carne con le verze...


Versiamo il vino rosso, un mestolo di brodo copriamo con il coperchio e  cuociamo adagio per circa un'ora.

 

Serviamo il tapulone ben caldo accompagnato da polenta calda.
Qualcuno preferisce sostituire il rosmarino con i semi di finocchio, ma solo la punta di un cucchiaino.


LA LEGGENDA DEL TAPULONE E DELLA NASCITA DI BORGOMANERO

Al tempo dei tempi, tredici omaccioni (tredici Orchi) che tornavano dall'Isola di San Giulio sul lago d'Orta dove si erano recati a venerare il Santo Protettore dell'Alto Novarese, giunti là dove oggi sorge Borgomanero avvertirono gli stimoli della fame.
Tuttavia i nostri presi dal fervore del pellegrinaggio si dimenticarono di rinnovare le provviste cosicchè le bisacce cadevano inesorabilmente vuote dal dorso dell'asinello che li aveva accompagnati nel cammino.
Quando qualcuno vide l'asinello rosicchiare un cardo con evidente soddisfazione, venne l'idea di metterlo in pentola. Si diedero subito a farne braciole, ma poichè si rivelarono di insospettata durezza furono ridotte in minuti frammenti poi cotti per molto tempo sul fuoco.
Ne nacque una vivanda che i tredici definirono eccellente al punto da indurli a non riprendere il viaggio e a stabilirsi nel luogo che ai loro occhi sembrava rivelato direttamente da San Giulio.
Il villaggio che ne nacque diventò con i secoli una città. Gli abitanti dimenticarono gli usi dei loro antichi fondatori, ma non la pietanza che è forse l'origine della loro fortuna.


Veduta di Borgomanero dal piazzale di S.Cristina con il Monte Rosa sullo sfondo:


Qui, nascosta in un angolino, c'è la mia tana!

2 commenti:

  1. Se la tua tana è nascosta in questo angolino... siamo vicine... Sono arrivata a te perchè domani tapulone.... d'asino!!!!
    ma non ricordavo bene la ricetta! grazie, ciao

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  2. Ciao Myriam, molto interessante questa ricetta! Sono Elisa del blog italians do eat better, ho trovato il tuo saluto nel box dei messaggi sul mio blog e sono passata a trovarti. Avevo già notato il tuo blog nell'elenco del blogroll Foodie, a cui sono iscritta anch'io da qualche giorno. Spero di rileggerti presto, alla prox. Un bacione

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